di Daniele Santi, #Politica
E così la crisi al buio che non voleva, con le dimissioni messe lì e l’arrosto che brucia nel forno, l’ha dovuta ingoiare. E gli è toccato fare ciò che avrebbe dovuto fare subito, rispettando il percorso costituzionale: andare cioè a rassegnare le dimissioni e cercare una nuova maggioranza. Ne avrebbero giovato la sua politica e la sua popolarità e non ci avrebbe rimesso il paese. Ora la crisi è più al buio che mai. E non solo per Conte.
Non crediamo, in questa sede, che Conte sia un stato un cattivo presidente del Consiglio – pur essendo questo governo lontano anni luce da ciò che pensiamo, e avendo fatto questo governo cose che non avremmo mai avvallato in nessun caso – ma nella tempesta sociale, economica e politica scatenata dalla pandemia, in un paese di incapaci seduti in parlamento che invece di cercare soluzioni le ostacolano, Conte ha fatto il meglio possibile.
Avrebbe fatto meglio senza la palla al piede altrimenti chiamata M5S, quanto di più conservatore l’Italia che vota senza capire cosa vota avrebbe potuto partorire nel 2018. Ed è difficile governare il futuro con gente che dice di voler cambiare tutto, ma alle proprie condizioni, tra le quali c’è quella di non cambiare nulla. Se non scardinare lo Stato senza sapere cosa si fa (traducasi in riforme alla Bonafede).
Dunque Conte ha la patata bollente della crisi da risolvere in 48 ore tra le mani altrimenti bye bye Conte. Governo tecnico? Renzi dirà okay ti sostengo tenendolo sulla graticola fino al semestre bianco? In parlamento sono Cottarelli e il più lucido, quello che tiene il pallino, quello che prende una decisione e la porta fino alle estreme conseguenze – roba che in politica si chiama rischio calcolato – è anche il meno popolare. Vuoi vedere che sarà l’unico ad uscirne con le tasche piene?
Poi c’è il rischio egopatie ed antipatie personali. Per quello toccherà studiare Macchiavelli.
(26 gennaio 2021)
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