E’ con un’intervista al Corriere che il ministro Piantedosi si è espresso come nessuno mai prima di lui sulla matrice neofascista della strage di Bologna, “matrice della strage neofascista: accertata da sentenze definitive” che “nessuno le può mettere in discussione”, a parte chi vuole riscrivere la storia senza pronunciare mai la parola “fascisti”.
Il ministro dell’Interno ha poi ribadito che nel corso della cerimonia di Commemorazione del 2023 parlò “a nome di tutto il governo in maniera inequivocabile. La condanna giudiziaria di persone che si definivano orgogliosamente neofasciste non lascia equivoci. E lo dimostrano anche le ultime sentenze”. Poi parla di ebrei da difendere dagli estremisti, ma non di civili da salvare dalla furia di Netanyahu.
Perché non ce la fanno proprio a mettere insieme le cose: le devono separare una dall’altra come le matite colorate negli stessi contenitori sennò poi non si può creare confusione mischiandole tutte insieme – è a forza di distinguo che la gente finisce per non capirci più nulla.
Poi quello che ci si poteva aspettare, ovvero il solito “Se ci sono gruppi che inneggiano al fascismo, vanno condannati da tutti con fermezza. Ma dobbiamo essere consapevoli che non sono in grado in alcun modo di incidere sulla vita democratica del Paese”, sì ma sono in grado di massacrare di botte la gente, che è come incidere nella vita democratica del paese. Quindi la chiosa: “Ove una formazione provasse a organizzarsi come un partito di ispirazione fascista, esso sarebbe contrastato e sciolto, non appena si concretizzassero gli elementi previsti dalla legge”.
Non appena. Lo ha detto lui, mica noi.
(2 agosto 2024)
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