Il tracollo del PSOE non c’è stato, così come non c’è stato l’auspicato trionfo di Vox! che anche la presidente del Consiglio si era augurata con il suo vigoroso, maschio e totalmente inutile intervento su el tiempo de los patriotas, que ya se acabó, ha scritto qualcuno: insomma l’hanno già chiusa lì. Il partito dei sodali/amici postfranchisti di Vox! ha perso quasi la metà dei seggi, qualcosa come 1milione e mezzo di voti. Perché i numeri, in politica, contano assai più delle parole.
Con il 70% circa dei voti scrutinati PP e Vox!, anche alleandosi, non raggiungerebbero i 176 seggi necessari per formare una maggioranza di governo e se anche così, riuscissero a formarla, magari con qualche altro partitino (ma nessuno intende allearsi con Vox!), basterebbe un alito di vento affinché una mozione di sfiducia riesca a rovesciare il governo dando il potere a chi quella mozione abbia vinto. In Spagna funziona così, e non lo chiamano ribaltone. Al PSOE occorrerebbe invece un alleanza più variegata, ma in quel caso avrebbe la maggioranza più solida e supererebbe abbondantemente quei 176 seggi necessari alla maggioranza e una maggiore governabilità alla Spagna. Dunque anche se tra i partiti è il PP quello ad avere il maggior numero di voti, a vincere le elezioni, riuscendo nell’impresa di dimezzare i neofranchisti, è Sánchez politico raffinato e colto che è bene non dare mai per morto.
Chi esce devastato, nelle ambizioni e nelle intenzioni, è il populismo estremista e neofranchista di Vox! e anche la presidente Meloni, con quella sua brutta abitudine di cercarsi alleati politicamente impresentabili con cui fraternizzare, non ne esce bene, perché se dai un endorsement e poi questi non solo perdono, ma fracasan – per usare un ispanismo per lei che è poliglotta – non ci fai proprio una gran figura e poi ti godi le battute della gente (che è malvagia e non perdona niente). Maggiori informazioni, e analisi, a scrutinio terminato. Il 24 luglio.
(23 luglio 2023)
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