di E.T. #Pentaleghismo twitter@gaiaitaliacom #Politica
Se c’è una cosa della quale Matteo Salvini non fa mistero è di essere quello che è. Sull’essere quello che è – e i giudizi sono sempre personali e il nostro non va certamente espresso in questa sede perché ininfluente e innecessario – ha costruito la sua fortuna politica; sull’insulto dall’avversario ha sgranato i suoi voti; sul suo essere quel Matteo Salvini con tutte quelle caratteristiche che l’ex presidente del Consiglio Conte ha elencato il leader leghista ha basato la sua strategia di svuotamento del patrimonio di voti del M5S che, secondo sondaggi che circolavano nei giorni scorsi in camera caritatis e la cui attendibilità è quella di tutti i sondaggi circolanti in camera caritatis, varrebbe oggi tra il 5 e il 7%.
Ecco, come ho già scritto per Laici.it, se c’era una percentuale di votanti indecisi sul votare Salvini o no ieri Giuseppe Conte è riuscito a convincerli: raramente ho assistito ad un discorso più inutile, autocelebrativo, rivolto al proprio ombelico, circoscritto ai grillino-dipendenti, senza nessun spessore politico, mirato a puntare sul colpevole – che non ha certo agito nell’ombra – a salvare sempre e solo i ministri del M5S, attraverso un eloquio raffinato i cui contenuti sono stati senza dubbio preparati con l’aiuto del capetto catapultato dal San Paolo a Palazzo Chigi come ministro del Lavoro [sic] e in stretta collaborazione con lo sgrammaticato staff pentastellato.
Raramente, d’altro canto, ho assistito ad una replica altrettanto volgare, becera, sconclusionata, fanatica, teocratica, delirante, inquietante, scomoda, pericolosa come quella dell’ex ministro delll’Interno. Una replica che però conteneva un elemento di natura inequivocabile: l’affermazione di sé. Io sono quello che vedete, cattivo, eversivo, pericoloso, antipatico, carogna, ma sono quello e fino ad ora ho fatto quel che ho detto. Uguale: cinquecentomila voti in più.
Sic transit gloria Salvini direte voi: verissimo. Ma pensate davvero credibile che l’ometto Di Maio, il mediocre giurista Conte, e gli sconsclusionati e sgrammaticati eletti nelle file pentastellate non si siano mai accorti di tutto ciò che Salvini era? Questi che si nascondono – ancora – dietro un contratto di governo del quale noi non sappiamo nulla, i leghisti sanno ciò che fa comodo alla Lega, i grillini ciò che fa comodo a Casaleggio e che è palesemente e chiaramente anticostituzionale, pensate davvero che non si siano mai accorti di nulla? Ieri Conte ha descritto un paese inesistente in questo perfettamente in accordo con Salvini che quando parla di migranti e sicurezza descrive il paese della Lega, cioè il paese che la Lega vende agli elettori. Con un certo succcesso, non c’è che dire.
Ieri, avendo occhi per vedere e orecchie per sentire, si è assistito alla peggiore sfilata di politica con la p minuscola (altro che maiuscola, ex primo ministro Conte) in un paese alla canna del gas i cui politici navigano a vista fino all’elezione possibile più vicina. La giornata di ieri sarebbe dovuta servire da lezione a coloro che votano con la pancia invece che ascoltare con la testa, ma non servirà a nulla. Ci aspetta, dietro l’angolo, la nuova sceneggiata a firma pentazingarettiana per la regia di D’Alema che servirà al PD per liberarsi in un colpo solo di Calenda e Renzi. Anche lì, anziché capire che il voto è un effetto e influisce sul nostro futuro, continueranno a scannarsi sui social, i buoni italiani che son tutti politologi, arbitri, scienziati, ministri, bagnini, scrittori, registi, navigatori, poeti, santi e puttanieri sono gli altri – via diciamolo! – accusandosi l’un l’altro di non avere capito un cazzo. Si augurino, intanto, di non dover vedere salire l’IVA del 3,2% in un colpo solo. Io ci sono già passato, in un altro paese dove vivevo e lavoravo, ed ho dovuto chiudere la mia azienda dopo sei mesi. Non per mancanza di capacità, per mancanza di commesse. Improvvisa. Fossi in voi ci penserei.
(21 agosto 2019)
©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata