Donna Meloni, presidente del Consiglio e lideressa assoluta con poteri indiscutibili del partito di Fratelli d’Italia (cognati e sorelle incluse, più assoluta di così) è riuscita a scivolare sulla buccia di banana lasciata cadere, per troppa autostima, da Donna Meloni presidente di Fratelli d’Italia, prima forza del parlamento con pulsioni da rifacciamo l’Italia dall’inizio cominciando a far fuori Mattarella raccontando che non toccheremo i poteri del presidente della Repubblica.
Ecco dunque la testa del candidato Truzzu rotolare miseramente a terra mentre il suo proprietario si incensa mea culpa mea culpa per la sconfitta – hanno vinto le forze di centrosinistra, presidente Meloni, nel caso qualcuno lo dimentichi, subito dopo che sono stati manganellati dei minorenni in modo selvaggio e incosciente e da lei nemmeno una virgola – e la Lega di Salvini precipita al 3,8% in un gran strombazzare di rilanci e “non starò qui a dare la colpa a qualcuno”. Avviene nel giorno (o il giorno dopo) in cui la Lega dell’Emilia-Romagna conferma Menani come candidato Sindaco alle prossime amministrative di Sassuolo. Non che ci si legga un segno, ma l’augusto parere sulla situazione dentro la Lega di un simile luminare della politica, parliamo di Menani naturalmente, sarebbe così profondamente utile.
Se vuole riflettere può pronunciarsi anche tra due settimane, dopo le elezioni in Abruzzo. Non c’è nessuna fretta.
Al di là della legittima considerazione sulla sconfitta di una destra troppo convinta dei suoi pochi mezzi, ma soprattutto incurante della totale inadeguatezza della sua classe dirigente; al di là delle battute sul fatto che nemmeno stavolta l’hanno vista arrivare, parliamo di Elly Schlein, non nuocerà alle eminenze grigie comunali che passano da un negozio all’altro a farsi foto con proprietari di attività che stanno per chiudere, sapere che prima o poi toccherà pure rendersi conto che tra la propaganda e il progresso delle realtà sociali c’è una differenza fondamentale. E Menani potrebbe cogliere l’occasione per formulare proposte sensate che vadano oltre l’onanismo sulla riapertura del Teatro Carani.
Da tutta questa storia si evince che non basta “metterci la faccia” per fare anche della propaganda una politica di cambiamento e benessere. E anche dare la colpa agli altri, quando se l’unica a scegliere, serve a poco. E anche nel dare la colpa a chi c’era prima Menani non se la cava male (lo fa dalle ultime elezioni).
(27 febbraio 2024)
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