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Human Rights Watch scrive alla Commissione europea sull’uso di fondi UE da parte dell’Italia per costruire campi per i lavoratori migranti in violazione dei diritti fondamentali

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Con una lettera inviata all’UE il 12 aprile scorso indirizzata ai Commissari Johansson e Schmit, l’organizzazione HRW ha denunciato l’uso dei fondi europei da parte dell’Italia per costruire campi per i lavoratori migranti in violazione dei diritti fondamentali. La lettera, che riportiamo integralmente di seguito, è firmata da Hugh Williamson, Direttore esecutivo per l’Europa e l’Asia centrale dell’organizzazione.


“Gentili Commissari Johansson e Schmit,

con questa lettera desideriamo condividere le nostre preoccupazioni e raccomandazioni sui fondi dell’Unione Europea utilizzati dall’Italia per costruire alloggi temporanei per i lavoratori migranti. Il materiale che abbiamo esaminato, che include documenti ricevuti dalle autorità italiane, indicano che al momento questi finanziamenti stanno contribuendo ad aggravare, anziché risolvere, lo stato di ghettizzazione, vulnerabilità e segregazione dei lavoratori migranti nelle aree rurali, consolidando le loro condizioni di vita precarie.

Per garantire che i fondi europei siano spesi in conformità alle politiche e linee guida dell’UE sull’inclusione, il contrasto della discriminazione e la desegregazione, rivolgiamo un appello alla Commissione europea affinché svolga un’indagine approfondita per verificare come vengono impiegati tali fondi in Italia e, laddove necessario, li riassegni a iniziative che promuovano l’integrazione dei lavoratori migranti e il loro accesso a un alloggio dignitoso.

I fondi concessi all’Italia attraverso il Fondo asilo, migrazione e integrazione (FAMI) 2014-2020 e il Fondo sociale europeo (FSE) 2014-2020 sono stati utilizzati per finanziare i progetti “Su.Pr.Eme.” e “P.I.U. Su.Pr.Eme.”, che annoverano tra gli obiettivi dichiarati quello di offrire soluzioni abitative per superare il problema degli insediamenti informali, concentrati soprattutto nelle zone agricole dell’Italia meridionale. Gli ulteriori finanziamenti dal fondo Next Generation EU – NGEU sono stati stanziati per sostenere progetti degli enti locali che offrano soluzioni abitative ai lavoratori migranti e il definitivo superamento degli insediamenti informali.

Come hanno ampiamente documentato organizzazioni autorevoli come l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), MEDU (Medici per i Diritti Umani), INTERSOS (organizzazione non governativa umanitaria) e gli avvocati dell’ADU (Associazione Diritti Umani), e come riconoscono le stesse autorità nazionali, gli insediamenti informali ospitano migliaia di migranti impiegati nel settore agricolo con le loro famiglie, in violazione dei loro diritti a un alloggio adeguato, all’assistenza sanitaria e al sostegno sociale, oltre a frequenti violazioni dei loro diritti di lavoratori. Secondo le stime dell’ANCI, sono oltre 10.000 i lavoratori residenti in questi luoghi che l’associazione stessa, insieme a molte altre fonti, descrive come insalubri, precari e sovraffollati, di solito senza  accesso ad acqua corrente, servizi igienici funzionanti, gas, elettricità o riscaldamento. Dal 2016, almeno 14 persone hanno perso la vita negli insediamenti informali a causa delle condizioni precarie, dei frequenti incendi e dell’inalazione dei fumi provenienti dagli apparecchi pericolosi e rudimentali usati per sopravvivere al gelo invernale. Inoltre, la mancanza di un indirizzo formale spesso impedisce ai lavoratori migranti in questi insediamenti di ottenere la documentazione legale necessaria per registrare la residenza, accedere a cure mediche specializzate, rinnovare il permesso di soggiorno e ricevere sostegno sociale.

Per meglio comprendere il ruolo dei fondi dell’Unione europea, Human Rights Watch ha consultato una vasta selezione di fonti, rapporti, articoli di giornale e dati governativi di pubblico dominio, oltre ad intervistare sindacalisti, impiegati di organizzazioni umanitarie e operatori legali locali sul loro lavoro in relazione ai problemi dei lavoratori agricoli migranti che vivono negli insediamenti informali. Dalla nostra ricerca è emerso che una quota degli ingenti investimenti che le autorità locali italiane hanno stanziato per i progetti “Supreme” e “PIU Supreme” è stata destinata alla costruzione di campi di moduli prefabbricati in plastica, chiamati foresterie, accanto agli insediamenti informali esistenti o in zone rurali isolate, lontano dai centri abitati e dai servizi. Come documentato nell’allegato a questa lettera, in genere le foresterie sono composte da centinaia di container di plastica di quattro metri per quattro, non ammobiliati, ognuno dei quali può ospitare fino a quattro persone: il risultato è che centinaia di lavoratori sono concentrati in uno spazio ristretto, con servizi igienici spesso insufficienti.

Per ottenere dati precisi e completi sulle iniziative passate e presenti finanziate dalle autorità italiane per superare il problema degli insediamenti informali, a gennaio 2023 Human Rights Watch ha presentato richieste dettagliate di accesso civico generalizzato sia al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che all’amministrazione della regione Puglia. Al momento della redazione di questa lettera, abbiamo ricevuto solo una quantità limitata di documenti dal Ministero e nulla dall’amministrazione regionale pugliese, malgrado quest’ultima ci avesse assicurato che avrebbe fornito quanto richiesto.

Come illustra più chiaramente l’allegato, i progetti “Supreme” e “PIU Supreme”, sponsorizzati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e volti principalmente a contrastare lo sfruttamento lavorativo e il sistema del caporalato, includono tra gli obiettivi dichiarati quello di fornire soluzioni abitative ai lavoratori migranti che vivono negli insediamenti informali. Il secondo progetto, in particolare, promuove percorsi individualizzati di integrazione per i migranti vulnerabili o vittime di sfruttamento, che comprendono l’assistenza nell’accesso ad alloggi dignitosi. Tuttavia, gli operatori delle organizzazioni umanitarie e dei sindacati locali che lavorano sul posto e assistono i lavoratori migranti vittime di sfruttamento e altri problemi negli insediamenti informali, affermano che le foresterie non hanno migliorato la situazione abitativa né promosso una vera integrazione, e che invece le condizioni delle foresterie si sono gradualmente deteriorate, diventando delle estensioni degli insediamenti informali ed esacerbando la ghettizzazione e l’ isolamento sociale di questi lavoratori agricoli nelle aree rurali, lontano dai centri abitati, dai servizi e dalle comunità locali. Secondo la newsletter del progetto “PIU Supreme” di gennaio 2023,  finora il “budget d’integrazione” ha aiutato solo 18 lavoratori migranti a lasciare gli insediamenti informali e ottenere un alloggio dignitoso.

Tale impiego  dei fondi da parte delle autorità italiane appare incoerente con gli standard dell’UE e le linee guida della Commissione europea.

La “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027”, di novembre 2020, afferma che gli stati membri devono usare i fondi dell’UE, come il Fondo sociale europeo e il Fondo asilo e migrazione, per contrastare la discriminazione dei migranti sul mercato immobiliare e promuovere alloggi non segregati, adeguati e a prezzi accessibili per i migranti e i cittadini dell’UE provenienti da un contesto migratorio. In particolare, la Commissione europea raccomanda agli stati membri di promuovere il prima possibile modelli abitativi autonomi (piuttosto che alloggi collettivi) per i rifugiati e i richiedenti asilo, che rappresentano oltre il 30% dei lavoratori migranti che vivono negli insediamenti informali in Italia.

La direttiva sull’uguaglianza razziale (2000/43/CE) impone a tutti i paesi membri di combattere le discriminazioni, in particolare quelle basate sulla razza o sull’origine etnica, soprattutto in materia di protezione sociale, istruzione e accesso ai beni e ai servizi, compreso l’alloggio. La segregazione è discriminatoria perché implica un trattamento sfavorevole o un particolare svantaggio ingiustificato, entrambi vietati dalla direttiva.

La guida della Commissione europea di novembre 2015, “Guida per gli stati membri sull’uso dei fondi strutturali e di investimento europei contro la segregazione educativa e alloggiativa”, sottolinea che gli interventi devono seguire i principi della non segregazione e della desegregazione. I fondi strutturali e di investimento europei non devono essere usati “per erigere nuove strutture isolate o rafforzare quelle già esistenti” e gli investimenti destinati agli alloggi e all’istruzione “non devono causare una maggiore concentrazione né un ulteriore isolamento fisico dei gruppi emarginati”. Tali investimenti non devono quindi “contribuire a perpetuare la segregazione delle comunità emarginate”.

Come illustrato in precedenza, il modo in cui le autorità italiane hanno usato parte dei finanziamenti del FAMI e del FSE stanziati per i progetti “Supreme” e “PIU Supreme” per costruire, rinnovare e gestire foresterie di container in plastica adiacenti agli insediamenti informali ha contribuito ad un aumento della concentrazione dei lavoratori agricoli migranti e del loro isolamento nelle zone rurali, in condizioni malsane e non sicure, in chiara violazione degli standard e delle linee guida per l’uso dei fondi dell’UE. Il sostegno dell’Unione in quest’ambito resta cruciale e può avere un ruolo importante per alleviare le sofferenze dei migranti e trovare soluzioni, ma solo se destinato a promuovere percorsi efficaci verso alloggi autonomi e dignitosi, in centri abitati vicini ai servizi e alle comunità locali.

Le informazioni ricevute dalla delegazione dell’UE in Italia indicano che il progetto “Supreme”, conclusosi a ottobre 2022, è stato monitorato dalla Commissione in quanto era finanziato attraverso il fondo FAMI per le misure emergenziali. Era  un progetto pilota di emergenza, con un’attenzione limitata per soluzioni a lungo termine. La delegazione dell’UE ha spiegato a Human Rights Watch che il progetto “PIU Supreme”, tuttora in corso e focalizzato su soluzioni più durature, non è sottoposto allo stesso livello di monitoraggio perché è finanziato dal FSE, che prevede procedure diverse.

A maggio 2022, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (che sarà finanziato dal programma Next Generation EU – NGEU), il governo italiano ha stanziato 200 milioni di euro alle amministrazioni locali delle regioni a più alta concentrazione di insediamenti informali, quasi 114 dei quali destinati ai soli comuni della regione Puglia, per sostenere progetti che offrano soluzioni abitative ai lavoratori migranti e consentano il definitivo smantellamento degli insediamenti informali. Purtroppo, però, i media e i gruppi della società civile hanno segnalato l’intenzione di molte amministrazioni locali di usare questi fondi per costruire altre foresterie. La preoccupazione è che le cospicue risorse disponibili vadano nuovamente sprecate per interventi inefficaci e controproducenti, che perpetuerebbero la segregazione dei lavoratori migranti in violazione dei loro diritti fondamentali. In questa fase, con queste ingenti risorse disponibili per soluzioni abitative sostenibili e a più lungo termine, è imperativo rafforzare il monitoraggio sul loro utilizzo.

Per garantire che i finanziamenti del FSE e del programma NGEU in Italia siano impiegati in modo coerente con gli standard dell’UE e  tutelino concretamente i diritti fondamentali dei lavoratori migranti vulnerabili, è importante che la Commissione europea e le altre istituzioni comunitarie esercitino un monitoraggio più stringente del loro utilizzo e svolgano valutazioni d’impatto approfondite.

A tal proposito, saremmo lieti di ricevere informazioni sulle misure adottate dalla Commissione e dalle altre istituzioni europee competenti per accertare che i finanziamenti del FAMI e del FSE forniti all’Italia per i progetti “Supreme” e “PIU Supreme” siano stati utilizzati nel rispetto dei diritti fondamentali e degli standard dell’Unione.

Vorremmo inoltre invitarVi a:

  • svolgere un’analisi aggiornata, completa e approfondita sull’uso delle risorse del FSE in Italia nell’ambito del progetto “PIU Supreme”, tuttora in corso, per garantire che i fondi dell’UE non siano più destinati a costruire nuove foresterie, bensì utilizzati per iniziative più efficaci che promuovano l’accesso dei lavoratori migranti a un alloggio autonomo e dignitoso e la loro integrazione, in concerto con la comunità dei migranti stessi;
  • rafforzare il controllo dell’UE sull’uso da parte delle autorità italiane dei 200 milioni di euro stanziati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), finanziato da Next Generation EU, al fine di risolvere il problema degli insediamenti informali. Garantire che fondi così ingenti non siano utilizzati per allestire nuove foresterie, bensì per iniziative più efficaci che promuovano l’accesso dei lavoratori migranti a un alloggio autonomo e dignitoso e la loro integrazione;
  • portare questi temi all’attenzione delle autorità italiane pubblicamente, in forma scritta e agli incontri formali e informali dell’Unione europea, invocando la fine della costruzione di nuove foresterie e di altri progetti che perpetuano la segregazione e l’emarginazione dei lavoratori agricoli migranti, e subordinando l’erogazione di nuovi fondi al pieno rispetto dei diritti fondamentali, delle leggi europee e dei principi guida delle politiche europee sulla migrazione, l’alloggio e l’integrazione.

Esortiamo la Commissione, e le Vostre Direzioni Generali in particolare, a intervenire affinché le autorità italiane smettano di finanziare progetti in violazione di leggi e principi politici dell’UE che perpetuano le violazioni dei diritti fondamentali dei lavoratori migranti e sono in contrasto con gli obiettivi principali che i fondi dovrebbero contribuire a raggiungere.

Siamo pronti a un incontro in qualunque momento per discutere di questi temi e rimaniamo a disposizione per fornire qualunque informazione necessaria”.

 

 

(1 maggio 2023)

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