di Daniele Santi, #ilsassolino
Aveva ragione Montanelli quando diceva che gli Italiani non appena possono prendono in mano il manganello (la critica era diretta agli Italiani di destra, nella critica sociale del grande giornalista di destra, ma crediamo possa essere diretta al popolume in generale). Potremmo aggiungere, e non ce ce vogliano gli adoratori montanelliani, che quando non trovano il manganello, anche se sembra incredibile, trovano il modo di usare la testa.
Non importa contro chi e cosa la usano, e nemmeno importa che la usino per fare male – perché tra usarla male e usarla per fare male la differenza non è granché. Si tratti di un caso o dell’altro, sono comunque esempio di come tutto ciò che si ritiene impresentabile e si contesta agli altri, sia in realtà una proiezione di noi stessi. Brutture incluse.
Così ci troviamo nelle piazze con le orde di carbonari della mutua da Telegram in libera uscita dal web, che gridando contro la dittatura e la mancanza di libertà, praticano la dittatura e la mancanza di libertà prendendo a testate la gente. Target preferito: il giornalista, o tutto ciò che odora dello stantìo termine cultura che essi perpetrano, oltre a disconoscerlo per evidenti ragioni, avendo scelto di usare la testa come normalmente usano i piedi, dopo averla usata coi piedi per tanto tempo. E senza accorgersene.
E’ già un’evoluzione: l’homo novaxus, involuzione peggiorata dell’homo incultus frutto delle corazzate mediatiche berlusconiane, sposato e ben rappresentato dai leghisti che insultano Liliana Segre, è un’evoluzione parallela da genetica impazzita e peggiorativa del sapiens sapiens; incolpa gli altri, che normalmente ne sanno molto più di lui, di volergli impiantare un chip in testa senza considerare due questioni fondamentali: per avere un chip in testa bisogna averla una testa, e che il chip è lui (chop sono i suoi amichetti di testate).
Così eccoci alla perenne guerriglia urbana, un appuntamento a settimana, con la società divisa in due: quella dei ribelli contro la dittatura e per la libertà che prendono a testate chi non la pensa come loro, e l’altra dei 47 milioni di pecoroni proni al potere, così dominati da farsi addirittura vaccinare per rimanere sani il più a lungo possibile (perché poi di qualcosa tocca pur morire); mentre si lotta si prendono a testate i giornalisti che fanno domande alle quali non si sa rispondere per ignoranza rimanendo ergo il colpo di testa l’unica risposta possibile: (vedi fierezza stampata sul volto dell’energumeno che prese a testate la giornalista Lucarelli della cui fierezza potrebbe pentirsi in tribunale di fronte all’entità del risarcimento danni).
Dunque colleghi della stampa affilare le penne (o le dita) e darci di sarcasmo, sembra essere l’unica via di fronte alla più profonda delle ignoranze di fronte alla quale, come qualcuno ha ricordato riferendosi a contesti altri, l’unica arma possibile è il silenzio. Ma non certo il fare finta di nulla.
(22 novembre 2021)
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