di Paolo M. Minciotti
Non vorremmo essere nei panni di Ignazio La Russa – e nemmeno in quelli della presidente Meloni alla quale scoppia una bomba in casa al giorno, e quella gente che si trova attorno se l’è scelta lei, mica l’hanno scelta i giudici – che vede uno dei suoi tre figli, giovin maschio 19enne, accusato di violenza sessuale da una ex compagna di scuola, dicono i quotidiani, e che a 40 giorni dal presunto fattaccio lo ha denunciato. La Russa padre ha già liquidato la faccenda, un po’ alla Grillo diciamo, per paterno amore e difesa di tali nobili geni che faranno stirpe, dichiarando: “Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Conto sulla Procura della Repubblica….” eccetera eccetera.
Figuratevi voi se noi desideriamo che un 19enne preso dalle 19enne voglia di infilarlo nel primo pertugio disponibile – e porta in casa La Russa una donna con cui non ha “una relazione non consolidata” tuona il padre, aggiungendo la vaga vaghissima descrizione di una “durissima reprimenda” al figliolo dominato dai bassi istinti – sia giudicato colpevole. Anzi, speriamo ardentemente il contrario. Certo è che in nome di quel brutto vizio di troppi politici italiani di mettere i loro fatti personali prima di quelli del paese nemmeno La Russa, seconda carica dello Stato mica pistacchi, riesce a sottrarsi al rischio di decidere prima dei giudici. Mica per influenzarli, ci mancherebbe altro, giusto per dire la sua. Che quando sei la seconda carica dello Stato non fa mai male, figurati quando parli per giustizia.
La ragazza “per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio”, dunque la domanda che dovrebbe angustiare il presidente del Senato sarebbe “perché mai mio figlio frequenta gente che consuma cocaina e me la porta in casa nonostante il mio ruolo?”, ma mica possiamo fare la sceneggiata né scrivere una sceneggiatura a nostro uso e consumo. Del resto insinuare il dubbio sulla presunta violenza subita, serve. Anche dal punto di vista mediatico. Se poi lo fai per amore paterno per proteggere il terzogenito della tua augusta dinastia come darti torto? Certo, vengono pensieri che non vorremmo avere. Ma è la politica italiana, mica quella di un paese dove chiunque di fronte allo 0,5% di ciò che accade ai nostri politici si dimetterebbe sotterrandosi da qualche parte.
Così dopo le scorribande di Santanchè ecco la difesa della famiglia La Russa, con ragione et in nomine patris, perché il dolore Signora mia, può dove la ragione non arriva. Anche se a volte offusca. E così, e in chiusura, anche al presidente del Senato riesce la straordinaria impresa di far dire qualcosa di sensato, dall’opposizione, alla certamente troppo ondivaga fino ad ora, Elly Schlein. Bisogna dargliene merito. Perché nonostante il governo riesca a fare di tutto per dimostrare il contrario a volte riesce persino nell’impossibile. Vuoi vedere che accade un miracolo (e il terzogenito dei La Russa è certamente innocente)?
(7 luglio 2023)
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